mercoledì 9 settembre 2009

A day in the life

Devo predisporre un Piano per gli Insediamenti Produttivi (PIP). Chiedo che la nuova viabilità del piano venga inserito nel Programma Opere Pubbliche (POP), ma mi rispondono che non è possibile finché il PIP non viene adottato. Preparo il PIP. Ma non può essere adottato, perché non mi danno il visto di regolarità contabile se la nuova viabilità non è programmata nel POP.

Per un lavoro di valutazione dei riusi delle aree industriali dismesse chiedo un incontro in Provincia, settore territorio, a un ufficio dal nome tipo Pianificazione Strategica dello Sviluppo Metropolitano. Parlo, espongo il mio caso, faccio le mie richieste di informazioni. Il dirigente responsabile, un tipo magro, secco, severo, mi fa: "ah, certo molto interessante, ma temo in realtà di non poterla aiutare. Su questa materia non so niente." "Mah, allora, forse... potrebbe dirmi qualcosa sulle future politiche...?" "Neanche. Anzi, per dirla tutta, non sono in grado di aiutarla su niente. Sa, io qui non faccio nulla," (un po' imbarazzato, faccio per porre fine alla visita e salutarlo, ma lui:) "torni, torni ancora a trovarmi", mi fa, improvvisamente accorato. "Sono così solo!"

A metà luglio arriva un sms dal Comune. Se non confermiamo l'iscrizione del bambino all'asilo nido entro ventiquattr'ore, perdiamo il posto. Mia moglie è al mare, devo pensarci io. Telefono all'asilo, non risponde nessuno, sono in ferie probabilmente. Telefono in Comune, chiedo a che numero chiamare, mi rispondono: "è tutto sul sito". Vado sul sito, non c'è niente. Richiamo in Comune: "ah sì, effettivamente ha ragione lei, sul sito non c'è niente". Mi danno il numero dove chiamare. Non risponde nessuno. "Ah sì, le ho dato il numero sbagliato, quella scuola è chiusa. Vada direttamente in via Palermo, il numero non lo so". Casualmente mi è saltata una riunione, così alle dodici meno dieci riesco ad andare lì. Scopro che chiude alle dodici in punto e quindi se casualmente fossi arrivato mezz'ora dopo addio iscrizione al nido. Va be', sono fortunato. Confermo quindi l'iscrizione indicando come preferenza l'asilo di via Ariberto. "Ah, la devo informare", mi fa l'impiegata, "che con via Ariberto si intende anche via Stendhal e via Paolo Sarpi." "Cioè?" "Se indica Ariberto, può capitare anche nelle altre due scuole, ma non si preoccupi, sono vicinissime." "Vicinissime? Be', insomma, proprio non mi sembra, Stendhal è vicino a via Solari, zona Est, Paolo Sarpi al Monumentale, a Nord, Ariberto è vicino a Sant'Ambrogio, pieno centro, ci vorrà una mezz'ora di macchina come minimo, proprio vicinissime non mi sembra." "Ah, se lo dice lei, sarà così. Sa, io non sono neanche di Milano."

Si insedia un nuovo Assessore. Gli viene illustrato un quadro degli interventi in corso, delle tematiche più significative che si stanno affrontando, delle problematiche ancora aperte. Butta via tutto. “Non voglio sapere niente dei problemi! Voglio tenermi la mente sgombra, per decidere!”

Un sabato pomeriggio mentre sto correndo in ufficio a finire un lavoro, il cuore si è messo a battere in modo strano, tutto irregolare, a tratti velocissimo, poi improvvisamente fermo, poi dei colpi fortissimi e casuali. Mi fermo, chiamo al cellulare mia sorella (che è medico) che mi dice: vai subito al pronto soccorso. Vado, mi fanno un elettrocardiogramma: "Tutto regolare, direi", mi fa il medico. "Ha solo un'estroflessione rovesciata del saliente a ti (o qualcosa del genere), torni pure a casa e si metta tranquillo. Tranquillo, ok?" Faccio per uscire, ma mi fermo a chiedere qualche raccomandazione, "Devo fare qualcosa?" "Niente, niente, stia solo tranquillo. Ma se per caso sente un dolore improvviso al braccio sinistro, mi raccomando chiami subito l'ambulanza – e gli dica di tenere le sirene spente, ok?" "Cioè?" "Niente, niente, lei ha solo un'estroflessione, come le dicevo." "E cosa vuol dire?" "Niente, può essere solo un fatto passeggero. Certo, potrebbe anche essere segno di una malformazione cardiaca, da operare. Oppure è un segno tipico di un infarto in arrivo, se lei avesse avuto sessant'anni l'avrei fatta ricoverare d'urgenza. Ma lei è giovane, mi sembra difficile. Però, siccome nei giovani l'infarto va quasi sempre in esito, nel caso chiami subito l'ambulanza." "In – esito?" "Sì, in esito. Nel senso che si muore. Ma lei adesso torni a casa, e mi raccomando: dorma tranquillo!"
(Ovviamente tutta la notte non ho chiuso occhio, toccandomi il braccio, sobbalzando ad ogni rumorino, e la mattina mi sono precipitato a fare gli esami: tutto ok, era proprio un fatto passeggero, il medico alla fine mi dice, "Lei è nelle condizioni ideali per fare un'assicurazione, con una salute così il premio sarà bassissimo!") Comunque, ho smesso di fumare.
Sempre lo stesso anno, in agosto, in vacanza in montagna. Avevo un malessere che non passava, stanchezza, tossettina continua, niente febbre. Il medico mi dà degli antibiotici, non passa. Tenta con altri, nessun effetto. Mi consiglia una lastra al ritorno a casa. Il mio medico è in ferie, porto la lastra alla sostituta. Che la guarda, e inizia a dire “povero signore, povero signore.... certo, qualcuno potrebbe dire che è una polmonite, ma secondo me... meglio iniziare a fare una TAC.” E invece era una polmonite, un virus raro trasmesso dai bambini (che però non la prendono, sono portatori sani), resistente ai normali antibiotici. "Capita spesso quando uno smette di fumare, mi dice il medico, stranamente il muco generato dal fumo tende a proteggere i polmoni." (devo forse ricominciare?)

Per costruire un solo edificio, il Comune ha chiesto il piano di lottizzazione. Viene adottato e pubblicato: nessuna osservazione. La delibera di approvazione è pronta da sei mesi, ma l'Assessore non la manda via. Riunioni, dubbi, dibattiti: dove sarà il problema? Alla fine si capisce, vuole un contributo, trecento milioni. "Prima vediamo cosa hanno fatto gli altri," dice l'operatore, "non voglio essere l'unico cretino che paga." Iniziano sondaggi riservati presso gli altri operatori. Quando arriva a quota dieci, rinuncia e paga (contributi elettorali “volontari”, eh, niente di illegale!). Adesso quell'Assessore occupa un'altissima carica istituzionale.

La nuova conquista sindacale sono gli studi di settore. Vuol dire che se hai un computer, una stampante, due telefonini, devi dichiarare almeno ventimila euro all'anno. Se no, ti danno una multa. La comunicazione del Ministero delle Finanze è particolarmente chiara: “...è nel reciproco interesse. Un professionista sa qual'è il suo minimo da dichiarare, e può stare tranquillo: se è sopra, nessuno verrà a controllarlo.” Come a dire: sei sopra il minimo? Il resto puoi nasconderlo. Un mio amico avevo lo studio in un sottoscala, l'elettricità la prendeva attaccandosi alla rete del condominio. Un anno, correndo e arrabattandosi in mille ristrutturazioni, aveva guadagnato solo diciottomila euro. Subito era piombata la Guarda di Finanza, multa, mille euro per evasione fiscale, oppure facevano un controllo a tappeto. Pagò, cosa poteva fare? Aveva sempre votato Rifondazione, non si poteva capacitare. Un'altra mia amica aveva avuto una bambina, lo studio dove lavorava part-time (con partita IVA, ovvio, per poter scaricare i costi), l'aveva subito licenziata. A casa, faceva qualche lavoretto. Ma quell'anno proprio i soldi non volevano entrare... subito era piombata la Guardia di Finanza: evasione, cinquemila euro di multa. "Ma, se vuole, mi venga a trovare, si può trattare." "Ero pronta alla molestia sessuale", dice. Invece pare che se accetti la multa senza fiatare, il tutto si riduca a solo mille euro. "Ma la cosa che mi ha dato più fastidio è che, uscendo, questo finanziere tranquillamente assiso nella sua scrivania, mi fa: E mi raccomando, architetto. L'anno prossimo veda di guadagnare di più." Grande conquista sindacale.
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Importante ricorso al Consiglio di Stato: siccome su una piantina degli anni ’50 si vede un piccolo quadratino con una crocina dentro, e questo simbolo indicherebbe un portico, il proprietario ne deduce che l’area era edificabile e quindi vuole trecentomila metri cubi. In Comune si preparano dossier, memorie, documenti legali per il giorno fissato per l’udienza: il 12 luglio. Ma presentatisi quel giorno, non c’era nessuno. Avevano letto male la data, l’udienza era il 12 giugno, c’era già stata, e non essendosi presentato il Comune il giudice l’aveva interpretato come ammissione delle ragioni della proprietà. "Non possiamo farci niente, ci hanno messo in ginocchio", dice il dirigente comunale con un sorrisetto malcelato.

2 commenti:

Thumper ha detto...

Ma tu cosa sei, un RUP esterno, interno, un CO.CO.PRO. o cosa? ;)

vast ha detto...

un po' di tutto. Più che altro un consulente, a volte per l'amministazione pubblica, a volte per chi deve averci a che fare. E' una vita dura...